2009/06/23

Somewhere over the rainbow

Il Rainbow restaurant jazz club aprì il 17 dicembre 1981 a Pinetown nella città di Durban, provincia di KwaZulu Natal. Due anni dopo i suoi fondatori Ben Pretorius e Billy Mthembu riuscirono nella non facile impresa di ottenere le licenze necessarie per vendere liquori accanto a cibo e birra di sorgo. Erano tempi in cui il colore della pelle segnava una linea di discriminazione razziale. I primi a suonare nello storico locale furono il chitarrista Philip “Dr. Malombo” Tabane e il sassofonista Winston “Mankunku” Ngozi.

L’importanza del Rainbow restaurant jazz club nella geografia dei luoghi della cultura sudafricana sta nel fatto che presto divenne un punto di riferimento per coloro che si battevano contro il regime segregazionista. Nel corso degli anni i migliori musicisti sudafricani portarono la loro musica sul palco del Rainbow, celebrando la propria cultura e contribuendo a diffondere la protesta contro il regime. Solo per citarne alcuni: Philip “Dr.Malombo” Tabane, Winston “Mankunku” Ngozi, il gruppo Sakhile, la voce di Thandie Klaasen, il piano di Pat Matshikiza e il sassofono di Basil “Mannenberg” Coetzee. Alcuni di essi durante gli anni bui dell’apartheid decisero di rimanere in SudAfrica legando il proprio nome al palco del Rainbow.

Nell’ immaginario collettivo è rimasta impressa la “marcia musicale” del 1985, quando il locale si trasferì nella sua attuale sede al ritmo di “The Struggle for Jazz, Jazz for the Struggle”. Immagini che girarono il mondo contribuendo a diffondere notizie di un luogo e di una lotta. Come sono rimaste famose le performance di Basil “Mannenberg” Coetzee, che proclamava sul palco “il mio sassofono è una pistola!” o il percussionista Mabi Thobejani del gruppo Sakhile che imitava il rat-a-tat-tat dei fucili AK-47.

Nel corso degli anni il Rainbow ha cambiato proprietario ma è rimasto luogo di incontro tra generazioni (alle sessioni del martedì sera vanno soprattutto giovani musicisti che si preparano per quelle più frequentate della domenica pomeriggio), e anche crocevia di culture.

Il trombettista italiano Paolo Fresu è tra coloro che hanno avuto questo onore. L’occasione è stato un concerto che lo ha visto protagonista insieme alla la KZN (Kwala Zulu Natal) Vintage Legends Orchestra guidata dai musicisti sudafricani Theo Bophela e Ndikho Xaba.
Da quest’ percorso tra culture ed esperienze musicali è stato anche realizzato il film documentario “ZuluMeetsJazz” di Ferdinando Orgnani (2008) in cui vengono raccolti i suoni di un incontro e raccontate storie di uomini e donne che attraverso la musica intessono il filo della memoria.

Qualcosa di molto simile alla storia del Rainbow restaurant and jazz club.

Nessun commento: